Presente nei capitoli: 2, 3, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 18, 24, 25, 26, 27, 29, 30, 37, 38
Malgrado i suoi difettucci è una brava donna, onesta, pia, buona madre; ha posto al centro dei suoi affetti la figlia, per la quale sacrificherebbe tutto. E' una donna del popolo e a volte un po' impulsiva e duperficiale, per quanto sincera e incapace di far del male. Crede troppo a quella sua esperienza, che ha acquistata con l'età e la mette a disposizione nei casi più intricati, senza pensare che la sua esperienza è modesta e circoscritta. Dotata di buon senso, non sempre se ne serve a tempo opportuno per ignoranza. E' anche astuta e disinvolta, sicché non si lascia facilmente sorprendere, e mostra di sapersi togliere d'impaccio in parecchie circostanze, anche davanti a persone altolocate, quali Gertrude, il cardinale, l'Innominato, donna Prassede. Chiacchiera volentieri, e Lucia conoscendo questo suo difetto, le tiene per due volte nascoste cose delicate. E' accorta e poco sincera quando infinocchia Perpetua per tenerla lontana dall'uscio di casa nella sera del tentato matrimonio clandestino. Si mostra poco serena e piuttosto vendicativa, quando lancia parole roventi e imprecazioni contro don Rodrigo, non appena dalla figlia apprende, dopo la liberazione dal castello dell'Innominato, quali sofferenze e quali incubi l'abbiano sconvolta. Agnese ancora non sa perdonare a don Abbondio la sua viltà, e non tace nulla al cardinale, con il quale si sfoga accusando apertamente il curato d'aver mancato ai suoi doveri.
All'astuziam che è evidente allorché prepara il piano per trarre in trappola don Abbondio, unisce una certa intelligenza nel conoscere e pesare uomini e fatti. Quando spiattella la sua accusa contro il curato al cardinale, e questi dice fermo che di tutto ciò chiederà conto a don Abbondio, Agnele lo scusa, ma nello stesso tempo lo definisce alla perfezione dicendo: "E' un uomo fatto così: tornando il caso farebbe lo stesso". Ella poi ha una sua logica per spiegare le disavventure di Renzo a Milano, infatti dice: "I poveri ci vuol poco per farli comparir birboni", e il cardinale pratico di quanto avviene nel mondo, risponde: "E' vero purtroppo!". Non si può dimenticare la stoccata tremenda ai signori, allorché strapazzata dalla signora nel convento di Monza, dice alla figlia: "I signori, chi più, chi meno, chi per un verso, chi per un altro, han tutti un po' del matto".
Alla fine la Provvidenza compensa le tre persone che avevano tanto desiderato un'unione tranquilla, e dopo tante amarezze e patimenti, Agnese vede coronato il sogno dei due protagonisti ed ella partecipa alla loro felicità; nella nuova casa si diverte a portare in giro i nipotini, chiamandoli cattivacci, e stampando loro in viso dei bacioni.